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SVEZZAMENTO LIBERO DAL GLUTINE

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Questo è il secondo articolo in cui il Team Nutrizionale del Poliambulatorio Kimeya offre consigli, suggerimenti, informazioni utili per tutte noi mamme piene di dubbi ma anche di tanto amore verso i nostri bambini, oggi ci parlano dello svezzamento libero dal glutine.

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Raggiunti i 6 mesi circa di vita il latte materno o quello in formula non riescono più a soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali, in particolare di micronutrienti come ferro e zinco. Per questo diviene necessaria l’introduzione di altri cibi e/o bevande attraverso lo svezzamento. Ma come ci si deve comportare in caso di familiarità o sospetto di celiachia?
Innanzitutto bisogna prendere in considerazione le cause di sviluppo di questa intolleranza per capire se lo svezzamento possa in qualche modo influenzare l’insorgenza della malattia celiaca. Tra i fattori di rischio, oltre alla predisposizione genetica che ha un ruolo cruciale, esistono anche alcuni fattori ambientali che giocano un ruolo rilevante.
In passato si è ipotizzato che il momento d’introduzione del glutine nell’alimentazione dei neonati o la durata dell’allattamento al seno potessero influenzare la comparsa di questa intolleranza. In realtà si è scoperto che in nessuno dei due casi si aveva un effetto preventivo e che i tempi d’introduzione del glutine potevano al massimo anticipare o posticipare l’esordio della malattia, ma non ne influenzavano lo sviluppo.

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Dal momento che attraverso lo svezzamento non siamo in grado di ridurre il rischio di insorgenza della malattia celiaca, secondo l’ESPGHAN (la Società Europea per la Gastroenterologia Pediatrica, Epatologia e Nutrizione) il glutine può essere introdotto nella dieta del bambino in qualsiasi momento tra i 4 ei 12 mesi, cercando, almeno nei primi mesi, di evitare grandi quantità di glutine. Nonostante il rischio di sviluppare la malattia celiaca avvenga esclusivamente in persone geneticamente predisposte, poiché questa predisposizione non è nota in un neonato al momento dell’introduzione di alimenti solidi, le raccomandazioni si dovrebbero applicare a tutti.
Nel caso in cui si ha il sospetto che il bambino presenti la malattia celiaca si consiglia di rivolgersi al pediatra per fare indagini più approfondite. Si dovrebbe evitare l’esclusione del glutine dall’alimentazione prima di aver effettuato accertamenti a riguardo, il chè renderebbe la diagnosi più complessa.

Diversamente, in presenza di diagnosi di celiachia nel bambino si dovrà seguire un’alimentazione aglutinata a partire dallo svezzamento.

La scelta dovrebbe ricadere su prodotti naturalmente privi di glutine, che generalmente sono meno ricchi in grassi e carboidrati ad alto indice glicemico. Inoltre si dovrebbero preferire le preparazioni casalinghe ai baby food industriali, che non apportano alcun vantaggio nutrizionale rispetto ad altri alimenti e possono avere un contenuto elevato di zuccheri aggiunti. Per cui la buona educazione da parte dei genitori è fondamentale per dare il buon esempio e trasmettere corrette abitudini alimentari.

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È bene, ad esempio, abituare il bambino ai nuovi sapori con preparazioni semplici e poco elaborate, avendo l’accortezza di non aggiungere, o limitare il più possibile, l’aggiunta di sale e zucchero, utilizzando invece erbe aromatiche o verdure per insaporire.

Dobbiamo anche ricordare che i bambini sono provvisti della capacità di autoregolare la quantità di cibo di cui necessitano. Per questo bisogna imparare a riconoscere i loro segnali di fame e sazietà, evitando forzature o restrizioni alimentari.

Diversamente, in presenza di celiachia andrebbe seguita un’alimentazione priva di glutine a partire dallo svezzamento. In questo caso andrebbero preferiti alimenti naturalmente privi di glutine e preparazioni casalinghe ai prodotti industriali, limitando il più possibile l’aggiunta di sale e zuccheri.

Quando il bambino si sarà abituato a mangiare un po’ di tutto, attraverso piccoli assaggi, andrebbero proposti i pranzi e le cene.
La fonte di cereali, come riso, miglio, quinoa o amaranto, dovrebbe sempre essere presente, anche sotto forma di derivati come farina, pasta o pane ricordandoci però di evitare le versioni integrali. Infatti durante l’allattamento la fibra è assente, per cui bisogna dare tempo al suo apparato digerente di abituarsi. Inoltre, l’eccesso di fibre tende a catturare i nutrienti presenti negli alimenti riducendone l’assorbimento.
Le prime pappe potrebbero essere composte da:
brodo vegetale, iniziando con la sola acqua di cottura degli ortaggi per poi aggiungere in un successivo momento qualche cucchiaio di verdura passata;
farina di cereali, alternando quelle semi-integrali a quelle raffinate;
• parmigiano o ricotta di siero, che tra i formaggi sono quelli meglio tollerati;
olio extravergine d’oliva a crudo.
Ricordiamoci infine che durante i primi 1000 giorni di vita il bambino scopre nutrienti, consistenze e sapori attraverso la varietà di alimenti con cui entra in contatto, arrivando a definire le sue preferenze alimentari che tendono a mantenersi fino all’età adulta. Per questo è importante che gli vengano proposti più alimenti possibili e che il bambino familiarizzi con questi. Il suo desiderio di conoscenza passa attraverso il toccare e il portare alla bocca le cose, per cui inizialmente è fondamentale armarsi di pazienza di fronte ai possibili pasticci in cucina.

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Lo svezzamento sembra non influenzare l’insorgenza della malattia celiaca. Per questo, anche in presenza di una predisposizione genetica alla celiachia, gli alimenti contenenti glutine possono essere introdotti a partire dai 4 ai 12 mesi, evitando comunque eccessive quantità. Diversamente, in presenza di celiachia andrebbe seguita un’alimentazione priva di glutine a partire dallo svezzamento.

In questo caso andrebbero preferiti alimenti naturalmente privi di glutine e preparazioni casalinghe ai prodotti industriali, limitando il più possibile l’aggiunta di sale e zuccheri.

Ma un ruolo centrare nello stabilire le future preferenze alimentari in età adulta lo hanno la varietà di alimenti con cui il bambino entra in contatto nei primi 2 anni di vita. Per questo è importante fargli sperimentare sempre nuovi sapori e consistenze!


Il Team Nutrizione del Poliambulatorio Kimeya

Dott.sse Caterina Magrino, Sara Biondi, Sonia Marchini

Team nutrizione Kimeya Cesena

Chi di noi non vorrebbe migliorare la qualità della propria vita, vivere più a lungo e in salute, ridurre il rischio di malattie debilitanti e invalidanti? Tutti, risposta scontata!
Ma cosa bisogna fare per avere tanti benefici? Quali costi e quali sacrifici dovremmo sopportare?
Nulla di tutto ciò. Investire in salute e in qualità di vita è molto più facile di quanto noi tutti si possa immaginare.
Bastano poche “semplici regole” e tra queste: seguire un’alimentazione equilibrata e fare regolarmente esercizio fisico.
Una corretta educazione alimentare è quella che dà priorità, prima ancora che alla quantità, alla qualità del cibo.
Diffidate da chi parla ancora di alimentazione come mero bilancio calorico, ad oggi le conoscenze scientifiche ci hanno permesso di capire che il cibo crea degli effetti e fornisce dei messaggi al corpo in base a come lo scegliamo, lo prepariamo, lo combiniamo e lo mangiamo.
Ed è questo, più che il calcolo calorico, a fare la differenza.
Non tutte le regole sono valide per tutti!!
Ogni individuo ha specifiche esigenze nutrizionali, un proprio gusto e un determinato stile di vita che concorrono all’elaborazione di un piano nutrizionale ad hoc.


1. Szajewska H. et al. (2016), Gluten Introduction and the Risk of Coeliac Disease: A Position Paper by the European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition; JPGN, 62: 507–513.
2. Dias J.A. (2017), Celiac Disease: What Do We Know in 2017?, GE Port J Gastroenterol, 24:275–278.
3. Agostoni C. et al. (2009), Breast-feeding: A Commentary by the ESPGHAN Committee on Nutrition; Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition, 49:112–125.
4. Fewtrell M. et al. (2017); Complementary Feeding: A Position Paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition; JPGN, 64: 119–132
5. La celiachia nell’età pediatrica e nell’adulto. Associazione Italiana Celiachia Onlus (2018).
6. Penagini F., Dilillo D., Meneghin F., Mameli C., Fabiano V., Zuccotti G.V. (2013), “Gluten-Free Diet in Children: An Approach to a Nutritionally Adequate and Balanced Diet”, Nutrients, 5(11): 4553–4565.
7. Iaia M. (2016), L’alimentazione complementare responsiva, Il pensiero scientifico editore.
8. Ministero della Salute (2016), Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia.
9. Agneta Yngve (2006), Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea.

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